Tocca al “padrone di casa” Enrico Guarneri chiudere la stagione di prosa “Turi Ferro” 2024-2025 al Teatro ABC di Catania. L’amatissimo attore etneo sarà in scena con il “Il paraninfo”, classico di Luigi Capuana presentato in un nuovo allestimento diretto da Antonello Capodici.
La commedia, prodotta dall’associazione culturale Progetto Teatrando, debutterà sabato 17 maggio alle ore 21 e sarà poi replicata domenica 18 (ore 18:00), venerdì 23 (ore 21:00), sabato 24 (ore 17:30 e 21), domenica 25 (ore 18:00), venerdì 30 (ore 21:00), sabato 31 maggio (ore 17:30 e 21) e, infine, domenica 1 giugno (ore 18:00). Con Enrico Guarneri calcheranno le assi del palcoscenico di via Mascagni Alessandra Costanzo, Loredana Marino, Elisa Franco, Pietro Barbaro, Mario Opinato, Rosario Marco Amato, Plinio Milazzo, Gianni Fontanarosa e Katy Saitta.
Siamo in Sicilia, all’inizio del secolo scorso, in un’amena località agricola ai piedi dell’Etna. L’ex maresciallo della Guardia di Finanza, Pasquale Minnedda, inganna l’ozio del pensionato attraverso l’hobby – assai bizzarro – d’accasare chiunque gli capiti a tiro. Sfida ardua di per sé, stante le rarissime occasioni d’incontro e le nulle attività sociali del siculo contado. Sfida ancor più ardua stavolta, trattandosi di maritare due ricchissime ma orripilanti zitellone: le terribili sorelle Matamè. E dire che gli aspiranti al talamo ci sarebbero pure: un pacioso ex professore di Lettere ed uno spiantato militare “del Nord”. Riuscirà il nostro eroe a vincere una partita di siffatta complessione?
La novella “Il Paraninfo” compare per la prima volta il 12 aprile 1903 sul “Fanfulla della Domenica”. La prima rappresentazione teatrale della commedia risale al 12 maggio del 1914, presso il “Teatro Mastrojeni” di Messina. La messa in scena è affidata alla “Compagnia Comica del Cav. Angelo Musco” e in breve tempo, dai teatri della Sicilia, approda nei principali teatri italiani.
Il “Paraninfo”, nella sua storia teatrale e cinematografica, è stato interpretato dai più grandi attori: Angelo Musco, ovviamente, e poi Michele Abruzzo al “Teatro Musco” di Catania nel 1961; Turi Ferro, ancora per il “Teatro Stabile di Catania” nel 1971; fino ad arrivare ai primi anni ’90, con il grande Enrico Guarneri, che lo affronta nella prima di una lunga serie di edizioni felici e fortunate, destinate a riempire ed esilarare le sale nazionali. Nel biennio 2014/2016, infatti, una versione particolarmente felice, tutta “aerea” perché imperniata su soluzioni scenografiche del tutto “virtuali”, oltre a replicare lungamente in Sicilia, fu protagonista di una sorprendente tournée nazionale, ospite di teatri insoliti per il genere, come la Sala Umberto di Roma ed il Cilea di Napoli.
“La commedia – spiega il regista Antonello Capodici – è un capolavoro. Il protagonista presto diviene molto più che un personaggio teatrale di successo: diventa un Mito. Pasquale Minnedda – con la sua goffaggine, la sua mediocre propensione all’ipocrisia, la sua piccolezza di sogni e di vedute, la sua istintiva inclinazione alla pigrizia ed al piagnisteo, ma anche con la sua istintiva umanità e bonomia – è, contemporaneamente, la parodia di una certa sicilianità sovrapposta a quella di una certa italianità. Gags e colpi di scena e di teatro. La sceneggiatura perfetta. Senza un attimo di pausa – continua Capodici – e con “zeppe” da Commedia d’Arte, da riempire e variare a piacimento”.
Musco, formidabile istinto drammaturgico prima che talento teatrale assoluto, trasforma la commedia in uno dei suoi cavalli di battaglia preferiti. Ne fa un film. La porta in Italia, cavalcando l’onda di un consenso unanime. Insieme a “L’aria del Continente”, a “Gatta ci cova” (altro capolavoro del Russo Giusti), a “Fiat Voluntas Dei”, “Il Paraninfo” scrive il copione popolare e popolaresco di una lunga stagione storica e culturale.
“C’è Brancati, dentro questo copione. C’è il ghigno geniale e sulfureo di Pirandello. C’è la “strada” di Martoglio. Oggi c’è il talento assoluto di Enrico Guarneri. Il quale si accoda alla scuola inarrivabile dei Musco, dei Ferro, degli Spadaro per darci il suo contributo. “La versione di Enrico”. Il classico di ieri che diventa il teatro di sempre. Si ride. Ci si indigna. Ci si commuove. E si ride ancora. E ancora e ancora”, conclude Antonello Capodici.
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