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Il 18 giugno si presenta a Catania il libro “Paisà, sciuscià e segnorine”

Il Sud e Roma dallo sbarco in Sicilia al 25 aprile (Il Mulino), di Mario Avagliano e Marco Palmieri, che raccontano questo periodo attraverso una pluralità di fonti coeve (lettere, diari, corrispondenza censurata, relazioni delle autorità italiane e alleate, giornali, canzoni, film) e che sarà presentato il 18 giugno alle 18 a Catania

Lo sbarco in Sicilia, la caduta di Mussolini e l’armistizio lasciano l’Italia stremata e divisa, mentre gli Alleati e i tedeschi si contendono palmo a palmo la penisola con scontri violenti, bombardamenti, stragi, rappresaglie, stupri, rastrellamenti, saccheggi, sfollamenti. Fame, disperazione, macerie e morte la fanno da padrone. Anche l’assetto istituzionale è segnato da una profonda frattura, tra il Regno del Sud e la Repubblica Sociale Italiana. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, gli Alleati sbarcano anche a Salerno e la linea del fronte avanza lentamente da sud a nord e in questo periodo alla feroce occupazione tedesca del centro-nord si contrappone la convivenza forzata con i liberatori anglo-americani nel Mezzogiorno.

Il peculiare percorso di uscita dalla guerra dell’Italia meridionale è il tema del libro Paisà, sciuscià e segnorine. Il Sud e Roma dallo sbarco in Sicilia al 25 aprile (Il Mulino), di Mario Avagliano e Marco Palmieri, che raccontano questo periodo attraverso una pluralità di fonti coeve (lettere, diari, corrispondenza censurata, relazioni delle autorità italiane e alleate, giornali, canzoni, film) e che sarà presentato il 18 giugno alle 18 a Catania, al Palazzo della Cultura (Palazzo Platamone), in via Vittorio Emanuele 121.

Il programma dell’evento, organizzato dalla Fondazione Etica e Valori “Marilù Tregua” e patrocinato dal Comune di Catania, con la collaborazione dei Club Lions: Catania Host, Acireale, Catania Nord, Catania Absolute, Catania Lago di Nicito, Catania Brancati, prevede dopo i saluti di Carlo Alberto Tregua, presidente della Fondazione, e di Cinzia Torrisi, Assessore alla Cultura del Comune, gli interventi di Pina Palella, presidente dell’Anpi di Catania e di Leandra D’Antone, docente di Storia Contemporanea all’Università “La Sapienza” di Roma, con le conclusioni dell’autore Mario Avagliano. Modera Giuseppe Ardica, giornalista della Rai. Letture a cura dell’attore Santo Santonocito.

La ritirata e il breve periodo dell’occupazione tedesca del Sud lasciano sul terreno migliaia di morti e fino ad ora sono stati censiti 942 episodi di violenza e 2.623 vittime, per l’86% civili. Ma anche l’arrivo degli Alleati non è sempre pacifico, specie dove si abbatte la furia delle truppe che si abbandonano a stupri e violenze, passate alla storia come marocchinate, per il coinvolgimento dei reparti coloniali francesi, che riguardano prima la Sicilia e poi la Campania, il basso Lazio e la Toscana.

A partire dall’estate del 1943 la Sicilia e il Mezzogiorno, e da giugno del 1944 a Roma e in Abruzzo, la popolazione gode dei primi sprazzi di libertà e di democrazia, ma al tempo stesso deve fare i conti con le ferite lasciate dal regime e dalla guerra ed è flagellata dalla fame, dalla mancanza di alloggi e di trasporti, dal caro-vita (aggravato dalla robusta emissione di am-lire da parte degli Alleati), dal mercato nero e dalla disoccupazione, soffrendo altresì per la lontananza dei reduci. Una disperazione diffusa che alimenta tensioni sociali, recrudescenze criminali (la mafia rialza la testa e si formano varie bande, come quella di Salvatore Giuliano) e fenomeni di delinquenza minorile e di prostituzione. Inoltre, esaurita l’euforia della libertà riconquistata ed emersa la consapevolezza del carattere messianico e illusorio dell’aspettativa che l’arrivo degli anglo-americani, simbolizzato dal pane bianco, dalle caramelle e dalle chewing-gum, porti miracolosamente alla fine della miseria, col passare del tempo la presenza delle truppe alleate nella penisola diventa sempre meno gradita e più ingombrante per il degrado morale, sociale e anche economico di cui sono portatrici con i loro dollari e sterline e le violenze (anche di carattere sessuale) connesse al ruolo di conquistatori-occupanti.

I capitoli del libro di Avagliano e Palmieri dedicati a queste vicende sono ricchi di storie inedite o poco conosciute, molte delle quali relative alla Sicilia, dove si verificano anche eccidi da parte degli Alleati e del nuovo governo del Regno del Sud (come la “strage del pane” a Palermo), soffia il vento del separatismo, rialza la testa la mafia, che cerca d’infiltrarsi nella politica, si mobilitano i primi gruppuscoli neofascisti (uno pure a Catania), protagonisti anche di attentati, la popolazione si ribella alla nuova chiamata alla leva con il movimento del “non si parte” (una delle manifestazioni più imponenti si tiene il 14 dicembre 1944 a Catania) ma rinasce anche la stampa libera, con nuove testate e con Radio Palermo.

Sono una novità rilevante anche le lotte contadine, dapprima elementari e spontanee, che – come scrivono Avagliano e Palmieri – mirano a frantumare l’assetto sociale e produttivo tardofeudale delle campagne meridionali, basato sulla rendita parassitaria, mettendo in crisi il blocco agrario che tiene imprigionato il territorio e ne blocca lo sviluppo e rappresentando un primo vero incubatore democratico della nuova Italia.

Dal punto di vista sociale, infine, il dopoguerra anticipato del Sud e di Roma, attraverso il confronto con l’agiatezza degli Alleati e gli usi e costumi in particolare degli americani (compreso quelli di origine italiana, i cosiddetti paisà), dal jazz agli occhiali Ray-ban, dalle jeep ai cibi in scatola, costituisce un primo assaggio, nel bene e nel male, di quell’american way of life che si sarebbe affermato negli anni Cinquanta con il boom economico e influenza in modo significativo l’opinione pubblica meridionale, che nelle elezioni del 1948 compirà una chiara scelta in favore del campo occidentale, consentendo alla Dc di sconfiggere il Fronte Popolare.


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