“È mio fratello, voglio un casino per Niko Pandetta”. Con queste parole Baby Gang ha infiammato il palco del One Day, mostrando sul proprio smartphone il volto del trapper catanese, in carcere dal 2022 per spaccio ed evasione.
È accaduto ieri sera, durante l’evento che da oltre quindici anni raduna circa 20.000 persone, in gran parte giovani. Poco prima di eseguire “Italiano” — brano firmato proprio da Baby Gang insieme a Pandetta — l’apparizione del cantante, ex neomelodico e figura spesso al centro delle polemiche, ha scatenato l’entusiasmo del pubblico.
Non è chiaro se si sia trattato di una vera videochiamata in diretta — come suggeriscono alcuni video circolati sui social — o di un filmato registrato in precedenza. Quel che è certo è che gli organizzatori dell’evento non erano stati informati dell’iniziativa.
Pandetta, cresciuto a Catania, è noto anche per aver dedicato una canzone allo zio Salvatore Cappello, detenuto al 41bis dal 1993.
Il direttore artistico del One Day 2025, Edy, ha spiegato che il festival è nato per valorizzare musica, arte e cultura nel Sud, sottolineando come gli organizzatori non chiedano anticipazioni a chi si esibisce sul palco, poiché credono nella libertà di espressione, che considerano la parola chiave dell’evento. Ha inoltre aggiunto che, se Baby Gang avesse violato la legge, ne risponderà personalmente, ribadendo che per loro la priorità resta il valore di un evento capace di coinvolgere 20.000 persone.
Tra applausi, polemiche e interrogativi ancora aperti, l’episodio rilancia il dibattito su dove si tracci il confine tra libertà artistica e responsabilità individuale, specie quando a osservare sono migliaia di adolescenti. Perché se da una parte manifestazioni come il One Day celebrano la forza della musica, dall’altra rivelano quanto fragile e sfumato possa essere oggi il limite tra spettacolo e realtà.
di Miriam Colaleo
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