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Rischio idrogeologico, dopo il caso Ischia anche gli ingegneri catanesi chiedono tavolo tecnico

Acqua, sassi e fango, che vengono giù in pochi secondi dopo intense piogge. Degradazioni del suolo che nascono da allagamenti, lì dove non c’è permeabilità del terreno. Lotta all’abusivismo che emerge solo dopo le catastrofi

“Su temi cruciali come la prevenzione sismica o la valutazione dei rischi determinati dal dissesto idrogeologico, non è mai possibile abbassare la guardia. Con la delibera 354 dello scorso 25 luglio, la Giunta regionale ha condiviso l’atto di indirizzo proposto dal Dipartimento Regionale della Protezione civile, riguardante la Mappa della propensione al dissesto geomorfologico da utilizzare come strumento per la definizione degli scenari di rischio. Occorre identificare quali investimenti infrastrutturali servono per la messa in sicurezza a medio e lungo termine delle aree interessate. Tra queste, la provincia di Catania”.

Così il presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia etnea Mauro Scaccianoce, a seguito della tragedia di Ischia, che ha richiamato l’attenzione sulle attività di previsione e prevenzione.

“Purtroppo ciò accade solo quando si contano i morti – continua Scaccianoce – in momenti tragici, dove la corsa alle responsabilità rimbalza da una parte all’altra del Paese. I professionisti da anni spingono su questi temi, per cercare di sensibilizzare le istituzioni, con l’obiettivo di mettere in moto la macchina della sicurezza, con tempismo rispetto agli eventi calamitosi che potrebbero colpire cittadini e territorio. Non possiamo più permetterci di dibattere su questa o quella soluzione; non possiamo più temporeggiare aspettando l’interlocutore politico giusto o quello più sensibile al problema. Si tratta ormai di “emergenza” e come tale va affrontata”.

Acqua, sassi e fango, che vengono giù in pochi secondi dopo intense piogge. Degradazioni del suolo che nascono da allagamenti, lì dove non c’è permeabilità del terreno. Lotta all’abusivismo che emerge solo dopo le catastrofi. Fenomeni sempre più frequenti negli ultimi anni, alla luce dei cambiamenti climatici in atto.

La mitigazione del rischio serve a salvaguardare le vite umane – continua Scaccianoce – non possiamo voltarci dall’altra parte. La risoluzione di un problema complesso va affrontata attraverso una alleanza delle intelligenze presenti sul territorio; va gestita con politiche assicurative, con il consumo zero del territorio, ma soprattutto con il miglioramento del sistema di monitoraggio e previsione, coniugato con lo sviluppo di una rete di allerta. Senza dimenticare le “misure strutturali”, ossia la realizzazione di opere che favoriscano i deflussi il più possibile simili a quelle della pre-urbanizzazione, con grande attenzione al tema dell’invarianza idraulica. Un ruolo Centrale appartiene alla cittadinanza che dovrebbe essere formata e informata sui comportamenti corretti, avviando una approfondita campagna di sensibilizzazione a partire dalle scuole. Abbiamo una grande opportunità con i fondi del PNRR: tutto questo però si deve confrontare con i limiti delle PA, soprattutto in termini di capacità di progettazione a causa di carenza organica. Chiediamo nuovamente alla Regione Siciliana di costituire un tavolo centrale permanente, con diramazioni territoriali – istanza già avanzata al precedente Governo regionale – che veda coinvolti ingegneri, agronomi, architetti, geologi, geometri e Università, insieme alle istituzioni preposte – conclude Scaccianoce – solo così potremo finalmente affrontare una delle più grandi criticità della nostra terra”.


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