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Aeroporto di Catania, al lavoro i consulenti della Procura: in futuro lo scalo potrebbe cambiare

In futuro non potrà essere un'unica struttura a ospitare le due tipologie (arrivi e partenze)

Il destino dell’aeroporto di Catania e della società che lo gestisce, la Sac guidata da Nico Torrisi, sono legati alle indagini sull’incendio che il 16 luglio scorso ha mandato in tilt lo scalo nel pieno dell’estate e alle prospettive di riorganizzazione strutturale di un hub che, pur definendosi ‘internazionale’, ha rivelato carenze in grado di creare disagi a migliaia di passeggeri.

I procuratori aggiunti Fabio Scavone e Agata Santonocito e il sostituto procuratore Rocco Liguori attendono per la fine del mese la relazione tecnica dei consulenti nominati dalla Procura. Si tratta dei fratelli Bardazza di Milano, che hanno già effettuato le campionature sulla zona dove è avvenuto il rogo, propagato da uno dei negozi di servizi di autonoleggio

In più occasioni i periti sono tornati in aeroporto per compiere accurati sopralluoghi nell’area sotto sequestro e poter definire alcuni particolari. Sono chiamati a verificare non solo il punto esatto in cui le fiamme si sono sviluppate, se la colpa sia stata di una presa sotto stress, oppure eventuali negligenze da parte del sub concessionario, il titolare del ‘rent a car’ dal quale sarebbe partita la scintilla dell’incendio.

Sono chiamati a dovere chiarire alcuni interrogativi e tra questi se il piano di emergenza sia risultato idoneo al momento critico dell’incendio che di fatto, pur essendo stato abbastanza contenuto (al momento in cui si è sprigionato sulla pista vi era un solo aereo, i negozi era quasi tutti chiusi e l’aerostazione non era affollata come nelle ore di punta), ha determinato il caos in tutta la struttura. Dei due consulenti nominati Gabriele Bardazza è il più conosciuto, diventato famoso per la sua consulenza per l’incidente del traghetto Moby Prince.

Il 10 aprile 1991 il natante entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo mentre usciva dal porto di Livorno per una traversata di linea verso Olbia, scatenando un vasto incendio. Nel rogo morirono 140 delle 141 persone a bordo, tra equipaggio e passeggeri. Bardazza lavora sul “caso” dal 2010 su mandato dell’associazione “10 aprile”.

Il tecnico da oltre venticinque anni ricostruisce eventi catastrofici per consulenze tecniche in ambito penale e civile. Ha investigato anche sull’incendio della camera iperbarica Galeazzi (1997), l’incidente aereo di Linate (2001) e l’incendio a bordo della Norman Atlantic (2014).

Lo scalo aereo di Fontanarossa, al pari di altri nella penisola italiana, è in regime di moratoria di un decreto emanato nel 2014 la cui scadenza adesso è stata fissata al prossimo ottobre. Riguarda alcuni adeguamenti strutturali e tra queste anche le volumetrie degli ambienti che riguardano arrivi e partenze: in futuro non potrà essere un’unica struttura a ospitare le due tipologie (arrivi e partenze) e allora ne deriva che presto, probabilmente anche prima del mese di ottobre, qualcosa nell’organizzazione dovrebbe cambiare.

Il terminal A, interessato dall’incendio, è tornato nella piena operatività malgrado gli addetti ai servizi in aerostazione continuino a indossare la mascherina (obbligatoria solo per chi lavora nello scalo e non per i viaggiatori). Qualche ritardo nei voli ad agosto sta caratterizzando questo scorcio d’estate con molti turisti scettici dopo un’estate nella bufera con l’aerostazione, quando è stata agibile, trasformata in un bivacco.


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