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Bronte, il 25 aprile ad ascoltare chi ha combattuto la Guerra

“Il giorno della Liberazione – spiega l'amministrazione comunale - è fondamentale per la storia d'Italia, come simbolo della Resistenza dei partigiani. Ma è giusto ricordare le atrocità di quella guerra ed i tanti italiani che l’hanno combattuta”.

“È stato il modo migliore per ricordare il 25 aprile”.

Non hanno dubbi in proposito il sindaco Pino Firrarello ed il presidente del Consiglio comunale Aldo Catania, che insieme al consigliere comunale, Ernesto Di Francesco, hanno deciso di celebrare la festa della Liberazione, andando a trovare a sorpresa un concittadino di ben 101 anni, che ha vissuto i momenti terribili della Seconda guerra mondiale.

Si tratta del signor Sebastiano Barbagiovanni che ha partecipato nel 1942 alla così detta Campagna di Russia, la partecipazione militare dell’allora Regno d’Italia all’operazione “Barbarossa”, lanciata dalla Germania nazista contro l’Unione Sovietica.

Quando sono arrivati a casa il sindaco ed i consiglieri immaginate la sorpresa del signor Barbagiovanni, che con memoria e lucidità invidiabili, vista l’età, ha raccontato alcuni momenti di quei giorni tristi.

“Per la Russia siamo partiti in tanti, – ha affermato – ma siamo tornati in pochissimi, ho sentito dire appena il 10%. Ho ancora in mente quei momenti. A 20 anni, – racconta – mi cercò il maresciallo dei carabinieri di Bronte: doveva notificarmi la cartolina. E così il 15 marzo del 1942 ero al 111° Reggimento Fanteria di Trento, destinato prima a fare le grandi manovre sul Monte Bianco e poi in Russia. A ottobre ero già sul fiume Don in prima linea. Dagli aerei arrivavano biglietti che ci invitavano alla resa. I Russi avanzavano e noi tentammo di resistere, ma sulla neve ed il ghiaccio era impossibile. Ci avrebbero sterminati se non fosse arrivato l’ordine della ritirata. Fui catturato e portato all’ospedale di Sciumika, dove mi amputarono l’avampiede destro che si era letteralmente congelato. La prigionia – continua nel suo racconto – fù terribile per la fame e il freddo e quando mi trasferirono in Asia minore almeno non si gelava più. Fui – conclude – rimpatriato il 16 ottobre del 1945. Il viaggio in treno per tornare in Italia durò un mese ed arrivai a Bronte la vigilia di Natale. La brutalità della guerra – conclude – non si riesce né a descrivere, né a dimenticare. Io sono rimasto invalido, ma fortunatamente vivo”.

“Il giorno della Liberazione – hanno spiegato i 3 amministratori – è fondamentale per la storia d’Italia, come simbolo della Resistenza dei partigiani. Ma è giusto ricordare le atrocità di quella guerra ed i tanti italiani che l’hanno combattuta”.


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