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Catania all’8° posto per rischio corruzione: la classifica dell’Autorità nazionale

Ieri è stata lanciata da Anac un’apposita sezione del proprio sito “Misura la corruzione”. All’interno sarà possibile, in maniera molto facile e partecipativa, verificare il rischio di corruzione di ogni città o provincia italiana

Sono Enna, Crotone e Palermo le province italiane dove è maggiore il rischio corruzione: è quanto emerge dall’incrocio dei nuovi indicatori di valutazione del rischio corruttivo a cui è dedicata una nuova sezione del portale dell’Autorità nazionale anticorruzione. L’Anac, grazie a 70 indicatori che rilevano i livelli di istruzione, benessere economico, capitale sociale e criminalità, ha stilato una classifica dai risultati chiari.

Le prime 20 città indicate sono tutte del Mezzogiorno. Con Enna a guidare e Crotone e Palermo sul podio. Poi Caltanissetta, Cosenza. Quindi Agrigento, Reggio Calabria, Catania, Caserta, Napoli, Siracusa, Trapani, Taranto, Barletta-Andria-Trani, Foggia, Messina, Brindisi, Vibo Valentia, Salerno, Ragusa e Cosenza al ventesimo posto.

La corruzione, in Italia e nel mondo, è sempre stata quantificata fino ad oggi in base a percezioni soggettive, condizionate spesso dal clamore di inchieste giudiziarie e di cronache giornalistiche contingenti, più che su dati oggettivi. Le classifiche annuali che vengono stilate a livello internazionale parlano infatti tutte di “percezione della corruzione”. L’Autorità Anticorruzione ha voluto ribaltare tale prospettiva, individuando criteri oggettivi di valutazione dei rischi di corruzione di una regione, o di un territorio. Al termine di un lungo e approfondito lavoro di ricerca, condotto a livello europeo, Anac ha completato un progetto interattivo in grado di individuare gli indicatori del rischio di corruzione in ogni area del Paese.

Ieri è stata lanciata da Anac un’apposita sezione del proprio sito “Misura la corruzione”. All’interno sarà possibile, in maniera molto facile e partecipativa, verificare il rischio di corruzione di ogni città o provincia italiana. Accedendovi, chiunque potrà visionare il proprio territorio d’interesse e, sulla base di indicatori scientifici, suddivisi in tre filoni tematici (di contesto, di appalto e comunali), stabilire quanto sia alto il rischio che si possano verificare fatti di corruzione.

Il progetto s’inserisce tra le iniziative previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per il miglioramento dell’efficacia della lotta contro la corruzione. La ricerca “Misurazione del rischio di corruzione a livello territoriale e promozione della trasparenza”, finanziata dal ProgrammaOperativo Nazionale “Governance e Capacità istituzionale 2014-2020”, vede coinvolta Anac con un ruolo centrale e di coordinamento.

Sono stati individuati e attivati 70 indicatori scientifici, una sorta di “red flag”, che riguardano dati di contesto. Sono stati presi in esame quattro elementi: criminalità, istruzione, capitale sociale, economia del territorio e fenomeni ad essi collegati: scioglimento per mafia; reddito pro-capite e ricorso frequente ai contract splitting (cioè la suddivisione dei contratti). Utilizzando le informazioni contenute in varie banche dati, a cominciare dalla banca dati Anac sugli appalti (60 milioni di contratti censiti negli ultimi dieci anni), l’Autorità ha individuato questa serie di “indicatori di rischio corruzione”, che rilevano e segnalano le anomalie.

Gli indicatori sono inseriti su base territoriale, e l’intento è di perfezionare e aggiornare con regolarità tali rilevatori sintetici su base territoriale. Gli indicatori possono essere considerati come dei campanelli d’allarme, che segnalano situazioni potenzialmente problematiche di un’area. Non sono un giudizio, né una condanna. Indicano il quadro di contesti territoriali più o meno esposti a fenomeni corruttivi sui quali investire in termini di prevenzione e/o di indagine, ma anche di orientare l’attenzione dei watchdog della società civile, di attirare l’attenzione e la partecipazione civica.


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