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Duplice omicidio a Riposto, la ricostruzione degli ultimi istanti di vita delle vittime |Un fermo per concorso in omicidio

Il killer era condannato all’ergastolo per associazione per delinquere di stampo mafioso, detenuto in semi libertà in carcere, ma in quel momento in “licenza premio”

Coordinati dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, i Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, da questa mattina, sono impegnati nelle serrate indagini riguardanti il duplice omicidio avvenuto ieri nel Comune di Riposto, tra le 8.30 e le 10 circa.

La prima vittima è Melina Marino, 48enne del posto, uccisa con un colpo di pistola al volto su quel lungomare Pantano, all’interno della propria automobile, una Suzuki “Ignis”, parcheggiata lungo la strada. Come dimostrano alcune riprese video acquisite dai militari dell’Arma, il killer, dopo essere sceso dal veicolo guidato da altro soggetto, ha velocemente raggiunto la donna che sedeva sul lato guidatore, ha aperto la portiera lato passeggero e sporgendosi nell’abitacolo ha fatto fuoco, colpendola mortalmente al volto.

Dopo circa un’ora, in una zona diversa dello stesso paese, nella centrale via Roma, è stata invece uccisa la cinquantenne Santa Castorina, che dopo essere discesa dalla sua automobile, una Fiat “Panda”, ferma sul marciapiede, è stata raggiunta da due colpi letali d’arma da fuoco, entrambi al viso.

Immediato l’intervento dei militari dell’Arma, che hanno quindi avviato una serie di controlli a tappeto, effettuando sia numerose perquisizioni a soggetti ritenuti in qualche modo coinvolti negli eventi omicidiari, sia “posti di controllo” sulle vie d’accesso del Comune, mentre i colleghi della “Sezione Investigazioni Scientifiche” eseguivano i rilievi balistici e dattiloscopici sulle due scene del crimine.

Proprio questo imponente dispiegamento di forze potrebbe aver indotto il presunto autore degli omicidi a recarsi a piedi davanti alla Stazione Carabinieri di Riposto, dichiarando di volersi consegnare, nonostante però impugnasse in quel momento un revolver calibro 38.

I militari della caserma, tenendolo necessariamente sotto tiro per questioni di sicurezza, hanno quindi subito cercato di convincerlo a lasciare l’arma a terra e a non fare alcun tipo di gesto insensato, né contro sé stesso, né contro il vicinato, che in qual momento incuriosito si era affacciato dai balconi.

Tuttavia l’uomo, che aveva alzato le braccia in segno di resa, sempre tuttavia tenendo salda in mano l’arma, improvvisamente ha rivolto contro di sé la pistola a tamburo, una “Smith & Wesson”, sparandosi un colpo alla tempia.

Si tratta di, Salvatore ‘Turi’ La Motta, di 63 anni, pluripregiudicato, condannato all’ergastolo per associazione per delinquere di stampo mafioso e gli omicidi di Campo Leonardo e Torre Cosimo, detenuto in semi libertà nel carcere di Augusta (SR) e in quel momento in “licenza premio”.

Sono tuttora in corso gli accertamenti volti a definire la completa ricostruzione dei fatti, il movente degli omicidi e i legami tra le tre persone coinvolte. L’uomo comunque potrebbe aver avuto dei rapporti di natura sentimentale con almeno una delle vittime.

Si sta inoltre investigando anche sugli eventuali complici coinvolti nella vicenda


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