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I giovani a confronto sul rispetto dei valori fondamentali dell’Unione Europea

Le proposte degli universitari etnei sono state presentate stamattina in occasione della tappa catanese di “Incontriamoci a…”, il ciclo di incontri promossi dal Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Una riforma del sistema sanzionatorio dei Paesi aderenti all’Unione europea che non rispettano i valori fondamentali del Trattato istitutivo dell’Ue. È la proposta che hanno lanciato oggi gli studenti del corso di laurea Global Politics and Euro-Mediterranean Relations – Glopem del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania nell’ambito della tappa etnea di “Incontriamoci a… per parlare del futuro dell’Europa”.

Dopo Venezia, Milano, Bologna, Lecce, Teramo e Pavia, il ciclo di incontri promossi sul territorio nazionale dal Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per stimolare la cittadinanza a partecipare alla Conferenza sul futuro dell’Europa, oggi ha fatto tappa a Catania, nell’aula magna “Santo Mazzarino” del Monastero dei Benedettini, per affrontare la tematica “Quali diritti per quale Europa?”. Iniziativa, incentrata su come rendere l’Unione europea più efficace nella difesa dei diritti “interni” dei cittadini dell’Ue e dei diritti umani universali, organizzata dall’Università di Catania e dal Centro di Documentazione Europea catanese con l’Ufficio di Roma del Parlamento europeo.

“La nostra proposta – hanno spiegato gli studenti Isabella Miano, Giulio D’Arrigo e Emanuele Bonanno del corso di laurea in Glopem, in rappresentanza del “forum” catanese – è frutto del lavoro con i colleghi degli atenei di Liegi in Belgio, Treviri in Germania, Saragozza in Spagna e Sofia in Bulgaria e prevede l’affidamento del potere decisionale in merito alle sanzioni e alla determinazione delle stesse alla Commissione europea e alla Corte di giustizia europea, organi indipendenti, e non più alle istituzioni intergovernative, Consiglio europeo e Consiglio dell’Ue, che sono immobilizzate dal sistema attuale basato sull’unanimità del voto”. I giovani hanno anche “proposto” le sanzioni da attuare nei confronti di quei paesi che violano i diritti. “Nei casi più gravi abbiamo previsto la sospensione dei diritti derivanti dal Trattato di Schengen e la sospensione delle libertà di movimento di persone, capitali, beni e servizi, ma anche l’espulsione dall’Ue” hanno aggiunto.

“Proposte che saranno trasmesse al comitato scientifico del Dipartimento per le Politiche europee per essere inserite sulla Piattaforma sul futuro dell’Europa e anche al ministro Luigi Di Maio e al sottosegretario agli Affari europei Vincenzo Amendola per la definizione del Rapporto italiano da presentare alla Conferenza sul futuro dell’Europa – ha spiegato Francesco Tufarelli, coordinatore dell’Ufficio per il coordinamento delle Politiche dell’Ue -. Tra le proposte “emerse” nelle diverse tappe spiccano quelle di una politica di difesa unica e estera più omogenea, azioni mirate ad una Europa più green, riduzione delle emissioni climatiche prima del 2030, mobilità internazionale, trasporti unificati con biglietto unico europeo e anche innovazione e ricerca. In tutto sono state avviate oltre mille iniziative in Italia che coinvolgono associazioni, scuole e atenei”.

“Proprio le università, ma soprattutto i giovani, devono svolgere un ruolo fondamentale per definire l’Europa del futuro e la tutela dei diritti dei suoi cittadini e di coloro che sono fuori da questi confini – ha detto il rettore Francesco Priolo -. Dobbiamo garantire i diritti della dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza e delle minoranze che, purtroppo, come stiamo assistendo in questi giorni con la guerra in Ucraina, sono ancora calpestati. Le università si sono mobilitate per accogliere studenti, ricercatori e docenti ucraini, ma non basta. Occorre sfruttare al massimo questo processo di democrazia partecipativa per difendere i diritti e il ruolo dell’Ue in questo campo. L’ateneo sta investendo le risorse del Pnrr in formazione e sviluppo del territorio per garantire un futuro migliore ai nostri studenti”.

“È la prima volta che si applica questo processo di democrazia partecipata e i giovani, che sono il motore dell’Europa, devono essere i protagonisti. Abbiamo avviato numerose attività tra cui anche una piattaforma multilingue” ha aggiunto Diana Agosti, capo dipartimento per le Politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

“Negli ultimi anni l’Ue ha ripensato alle sue dinamiche sulla base del concetto di “nazione” – ha detto la prof.ssa Francesca Longo, prorettrice dell’ateneo nel corso della tavola rotonda “Quali diritti per quale Europa?” moderata dal giornalista Rai Giuseppe Ardica -. Ma ancora oggi in alcuni paesi dell’Ue assistiamo al mancato rispetto di diritti politici, sociali, economici e purtroppo anche di quelli universali. Si tratta di una chiara contraddizione con i principi della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Occorre una riforma del sistema politico dell’Ue e anche del principio di solidarietà che si riduce ancora oggi ad una semplice distribuzione delle risorse economiche tra Stati”.

“I giovani devono essere protagonisti della Conferenza sul futuro dell’Europa – ha spiegato Antonio Parenti, direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea -. Stiamo investendo per loro i fondi del Next Generation Eu, ma i giovani devono dirci quale Europa del futuro volete”.

“Gli studenti universitari, con le loro idee, devono contribuire al cambiamento, a rendere l’Ue più inclusiva – ha detto Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia -. La crisi ucraina, che sta vedendo l’Ue impegnata sul piano della solidarietà e anche nell’emissione di sanzioni economiche agli aggressori, ha dimostrato la necessità di un cambiamento dell’Ue nei campi della difesa, politica estera, sicurezza alimentare e energetica e accesso alle materie prime. Occorre una politica decisionale più forte anche per una migliore gestione delle risorse economiche su scala europea e non solo dei singoli stati”.

Un punto, quest’ultimo, rimarcato, anche dal presidente del Consiglio nazionale Anci, Enzo Bianco. “L’Ue – ha detto – deve lavorare su tre punti: rendere più snella la parte decisionale modificando le procedure di approvazione dall’unanimità a maggioranza assoluta, maggiore spazio alle Regioni, alle città e alle comunità locali e più attenzione al Sud dell’Europa e non solo al Nord”.

“Ancora oggi assistiamo ad una diseguaglianza dei diritti nell’Ue frutto anche di una disgregazione nel campo del diritto tra Paesi che adottano il civil law come il nostro derivante dal diritto romano e altri che si basano sul common law tipico dell’area anglosassone – ha aggiunto Enrico Trantino, assessore del Comune di Catania ai Rapporti con l’Università -. Purtroppo nell’Ue ci sono tante identità che impediscono ad oggi l’unione degli Stati. Occorre un’altra Europa”.

Nel corso dei lavori sono intervenuti anche i parlamentari europei Caterina Chinnici e Raffaele Stancanelli. “Vi è un deficit della politica verso i bisogni degli europei, dobbiamo ascoltare di più i cittadini e lavorare per rendere l’Europa più coesa” ha detto l’europarlamentare Caterina Chinnici, mentre Raffaele Stancanelli ha auspicato una “unificazione dell’Ue nel campo della politica estera e della difesa e soprattutto la creazione di un soggetto “politico” unico così come dovrebbe essere e previsto dai padri fondatori”.

A seguire gli interventi dei docenti Fulvio Attinà e Rosario Sapienza dell’Università di Catania, Marco Mascia dell’Università di Padova, del presidente della Comunità di Sant’Egidio Emiliano Abramo e di Andrea Pecoraro di Unhcr.
Nel corso del workshop “L’Europa dei diritti che vogliamo”, oltre agli studenti e alle studentesse che hanno finalizzato la proposta sull’Europa dei diritti, sono intervenuti anche Francesco Caudullo del Centro di Documentazione Europea di Catania e la docente Stefania Panebianco dell’Università di Catania.


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