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“La madre”, Lunetta Savino protagonista da sabato 15 aprile al Teatro ABC di Catania

La bravissima e popolare attrice sarà in scena da sabato 15 aprile con “La madre” di Florian Zeller, per la regia di Marcello Cotugno

Lunetta Savino è la protagonista dell’ottavo appuntamento della stagione di prosa “Turi Ferro” al Teatro ABC di Catania. La bravissima e popolare attrice sarà in scena da sabato 15 aprile con “La madre” di Florian Zeller, per la regia di Marcello Cotugno. Con lei, sul palco ci saranno Paolo Zuccari, Niccolò Ferrero e Chiarastella Sorrentino. Lo spettacolo, prodotto da Compagnia Molière in coproduzione con Teatro di Napoli – Teatro Nazionale e Accademia Perduta Romagna Teatri, sarà replicato al Teatro ABC nei giorni: sabato 15 aprile (ore 21), domenica 16 aprile (ore 18), venerdì 21 aprile (ore 21), sabato 22 aprile (ore 17.30 e 21), domenica 23 aprile (ore 18).

Ne “La Madre” lo scrittore francese Florian Zeller indaga con estrema acutezza il tema dell’amore materno e le possibili derive patologiche a cui può condurre. La partenza del figlio, ormai adulto, viene vissuta dalla donna come un vero e proprio tradimento, come abbandono del nido, a cui si aggiunge una decadenza dell’amore coniugale in atto da tempo.

Anna, la madre, interpretata da Lunetta Savino, è ossessionata da una realtà multipla, una sorta di multiverso della mente, in cui le realtà si sdoppiano creando un’illusione di autenticità costante in tutti i piani narrativi.

Il mondo di Anna è un luogo in cui lei non si riconosce più, isolata da un ménage familiare che l’ha espulsa. Ma la responsabilità di questa solitudine non sta forse anche nell’aver rinunciato alla vita? Abdicare ai sogni, alle speranze e ai desideri unicamente per dedicarsi al proprio unico figlio maschio su cui riversare frustrazioni, rimorsi e ideali d’amore non è forse un cammino che inclina pericolosamente verso la disperazione? Ma dai ricordi di Anna si può immaginare un risveglio?

Nella sua mente di madre si affastellano ora sequenze oniriche ora situazioni iperrealistiche che, alla fine, non sembrano essere né un vero sogno, né la banale realtà del presente, ma una vertigine ipnotica e crudele dalla quale risvegliarsi è impossibile.

Nella società liquida e levigata di Zygmunt Baumann e Byung Chul Han il senso di colpa non basta più a tenere vicini i figli. Nel dolore del lasciarli andare, per una madre, c’è tutta l’accettazione della vita nel suo divenire, c’è del lasciar andare una parte di sé per rinascere nel distacco.


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