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Migranti, la Procura di Catania proscioglie capi nave Open Arms

I fatti contestati si riferiscono al 2018; i due erano accusati di violenza privata nei confronti dello Stato italiano, finalizzata al favoreggiamento della immigrazione clandestina

A tre anni dal proscioglimento davanti al gip del Tribunale di Ragusa che aveva sentenziato – il 4 novembre 2020 – il non luogo a procedere nei confronti del comandante della ong spagnola Pro Activa Open Arms, Marc Reig Creus e Ana Isabel Montes Mier, capo missione, la Corte di Appello di Catania ritiene inammissibile il ricorso della Procura di Ragusa perché tardivo, presentato oltre i termini.

La notizia, lanciata per primo da Sergio Scandura di Radio Radicale, viene confermata all’AGI dall’avvocato Arturo Salerni che assieme al collega Angelelli sosteneva la difesa di Ana Isabel Montes Mier (la difesa di Marc Reig era sostenuta dagli avvocati Pasqualino e Nicoletti).

I fatti contestati si riferiscono al 2018; i due erano accusati di violenza privata nei confronti dello Stato italiano, finalizzata al favoreggiamento della immigrazione clandestina. Il gip li aveva prosciolti, ritenendo che non sussistesse il fatto per il reato di violenza privata, e che fosse non punibile il reato di favoreggiamento perché dovuto allo stato di necessità.

Secondo la tesi accusatoria, gli indagati avrebbero imposto all’Italia lo sbarco dei migranti soccorsi senza rispondere alle sollecitazione di Mrcc Italia e del loro paese di bandiera, la Spagna, che diceva loro di chiedere approdo a Malta, che in quel frangente concesse l’evacuazione medica solo per tre migranti.

L’Italia diventava, secondo la procura, vittima di violenza privata finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Dopo la prima sentenza di non luogo a procedere, la Open Arms, a commento, sosteneva di essere intervenuta su richiesta delle autorità italiane, per soccorrere 218 persone che – dopo una evacuazione urgente di alcune migranti in precarie condizioni di salute – vennero condotte a Pozzallo. La ong spagnola ha sempre sostenuto che tutte le fasi del soccorso erano state gestite “dietro costante interlocuzione con le autorità italiane”.


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