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Omicidio Ilardi: debiti e concorrenza tra i moventi del delitto

Una tesi che non convince i carabinieri che hanno ricostruito grazie alle telecamere impiantate nel luogo del delitto, e i magistrati titolari dell'indagine

Un assegno di 12 mila euro non andato a buon fine e una spasmodica concorrenza “sleale” finalizzata a sottrarre i migliori clienti, acquirenti di grosse partite di polli. E soprattutto un logorio fatto di continui litigi che si sono protratti per un paio di mesi, esattamente da novembre dell’anno scorso quando Francesco Ilardi aveva deciso di percorrere la strada opposta a quella del suo socio Costantino, sospendendo la società di fatto.

Sarebbero state queste le ragioni ad armare la mano di Nino Cosentino, l’uomo che lunedì sera ha impugnato la calibro 38 ed ha sparato a Ilardi, morto due ore dopo in ospedale ad Acireale. A distanza di un paio di giorni, e dopo una notte trascorse in carcere Cosentino, sentito ieri dal pm Francesco Rio che conduce l’inchiesta assieme al procuratore aggiunto Fabio Scavone, adesso sostiene che la sua intenzione non era quella di uccidere il rivale del padre, titolare dell’azienda avicola, ma solo quello di spaventare Ilardi, indurlo a pagare i debiti e a non effettuare la “sleale concorrenza”.

Una tesi che non convince i carabinieri che hanno ricostruito grazie alle telecamere impiantate nel luogo del delitto, e i magistrati titolari dell’indagine. Eppure il suo legale l’avvocato Margerita Ferraro immagina già una perizia balistica per dimostrare che i colpi sparati con il revolver da Nino Cosentino erano indirizzati alla parte bassa e specificatamente alle gambe della vittima. Voleva insomma solo spaventarlo e non colpirlo. Si attende intanto l’interrogatorio di garanzia, fissato per domattina alle 11, dinanzi al gip Marina Rizza che sarà chiamata a convalidare l’arresto ipotizzato dalla procura di omicidio aggravato e detenzione di arma da sparo. A proposito, ancora non si trova il del revolver con cui Cosentino ha sparato lunedì sera ad Aci Sant’Antonio. Malgrado l’uomo abbia confessato di avere premuto il grilletto, e indicato il luogo nel quale si è disfatto dell’arma. 

 


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