Come sta il nostro mare? Non in buona salute. Oltre al riscaldamento globale anche la pesca eccessiva sta danneggiando il Mediterraneo. Sintomi di questo malessere sono le meduse, sempre più abbondanti. “La natura non ama il vuoto e le meduse svolgono il ruolo ecologico dei pesci che non ci sono più. E insieme a loro aumentano i mangiatori di meduse: pesci luna e tartarughe”. Questo spiegherà Ferdinando Boero, zoologo dell’Università del Salento agli studenti del Liceo Classico Mario Cutelli di Catania e dell’IIS Concetto Marchesi di Mascalucia (CT) nell’incontro dal titolo: il nostro mare fragile: la sostenibilità di mari e oceani nell’era dei cambiamenti climatici.
Cosa fare per il nostro fragile mare? È vitale per il nostro benessere unire i risultati di diverse discipline (fisica, biologia, chimica, geologia, ecologia, socioeconomia) per capire il funzionamento dei mari, la componente principale degli ambienti del pianeta. La protezione della natura nelle Aree marine protette (AMP) non basta. È necessario estendere la protezione a reti di AMP, istituendo circuiti internazionali. Ed è necessario uscire dall’era della combustione, producendo energia in modo pulito e sostenibile.
Il riscaldamento globale infatti aumenta lo spessore dello strato riscaldato in estate, provocando estese morie di invertebrati che non sopportano le alte temperature. La produzione di energia pulita con piattaforme eoliche mitiga il riscaldamento globale, crea oasi di biodiversità che connettono aree lontane tra loro e inibisce la pesca eccessiva. Ma per raggiungere questi obiettivi è necessaria una nuova cultura. A partire da scuola.
Prossimi appuntamenti per La Scienza a Scuola: il 7 novembre il fisico Giovanni Amelino-Camelia dell’Università La Sapienza di Roma parlerà di Relatività e Onde Gravitazionali al Liceo Scientifico Enrico Fermi di Paternò (CT) e all’IIS Concetto Marchesi di Mascalucia (CT).
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo