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Voto all’estero sì, per i fuorisede impossibile. La scelta: viaggio della speranza o rimborso risicato

È possibile avere un rimborso del 70% se si decide di viaggiare in treno e di 40 euro del costo del biglietto se si viaggia in aereo (ma solo con la compagnia di bandiera)

Puntuale come per ogni campagna elettorale arrivano i problemi per chi vorrebbe votare ma non può perché vive in una città diversa rispetto al luogo di residenza.
Secondo alcuni dati sarebbero oltre cinque milioni le persone coinvolte e a cui, in qualche modo, si nega il diritto di voto.

Per i siciliani doppia beffa visto che il 25 settembre sarà “election day” e si voterà sia per le politiche sia per il rinnovo dell’assemblea regionale siciliana.
Studenti e lavoratori fuorisede dovrebbero partire venerdì sera o sabato mattina, se non vogliono “sprecare” ulteriori giorni di ferie, e ripartire domenica sera dopo aver votato.

Lo stato rimborsa ben il 70% del biglietto del treno ma da Milano si tratterebbe di un viaggio di venti ore, da Roma di dieci. Probabilmente troppe per chi non può allontanarsi troppo dalla città in cui vive.

L’alternativa è l’aereo: le compagnie low cost offrono qualche soluzione (ma non sempre a buon mercato), lo Stato rimborsa “ben” 40 euro sul costo del biglietto se si viaggia con la compagnia di bandiera Ita airways.

I biglietti però sono tutt’altro che accessibili, da Milano tocchiamo i 200 euro, per Bologna anche 300.

Alle urne in Sicilia quindi mancherà una grande fetta di elettorato, quello che, magari controvoglia, ha dovuto lasciare l’isola per trovare realizzazione nel resto d’Italia. Quasi sempre giovani.

E questo, probabilmente, influirà non poco sul risultato delle elezioni che saranno, come ormai spesso accade, decise da una popolazione sempre più anziana.

In altri Stati dell’Europa però votare fuori sede è assolutamente possibile e normato: in Irlanda si può votare per posta, in Francia si può delegare un altro cittadino a votare, in Belgio, dove il voto è obbligatorio, si può votare per delega, in Germania si può votare sia per posta sia in un qualsiasi altro seggio.

In Italia da ben tre legislature il problema viene sollevato e mai risolto. Se si vive all’estero, iscrivendosi all’Aire, si può votare per posta ma se si vive in Italia non c’è modo di poter votare se non tornando nel luogo di residenza.

Nell’ultima legislatura era stata presentata una proposta di legge per permettere ai fuori sede di votare lì dove studiano o lavorano ma non è riuscita a passare oltre l’esame in commissione Affari costituzionali della camera dei Deputati.

Il risultato è ormai sempre lo stesso: chi vorrà, e potrà, spenderà un po’ di soldi per tornare in Sicilia a votare, magari approfittando per poter rivedere i cari, tutti gli altri subiranno le scelte di chi si recherà alle urne.

Ma la domanda resta la stessa ogni volta: a chi giova non far votare cinque milioni di Italiani?

 

di Miriam Colaleo


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